A Villacidro, fino a non molto tempo fa, per indicare il farmacista e la farmacia i più anziani si servivano di due antichi vocaboli della lingua sarda: “Potecàriu” e “Potecarìa“.
In italiano non è rimasta traccia di queste due parole, che invece vengono comunemente usate in molti paesi stranieri (ad esempio, ritroviamo “Apotheke” in Germania, “Apotheek” in Olanda, “Apotek” in Scandinavia e “Apothicaire” in Francia). La radice “apotek” è di origine greca, e si riferisce all’atto di riporre, conservare (da cui poi deriverà “bottega”). In Sardegna questo termine arriva attraverso la dominazione spagnola.
Durante la dominazione aragonese (1298-1478) non esistono documenti che attestino la presenza di un'”Ispethiale” (farmacista) a Villacidro. Tuttavia, per la presenza di un medico e di un “lazzaretto” (ospedale), è verosimile che il paese fosse dotato di un luogo dove venivano distribuiti i medicamenti.
Nel 1455 il re Alfonso V di Aragona, detto “il Magnanimo”, istituì in Sardegna l’Ufficio del Protomedicato, organo di emanazione di regolamenti sulla tutela della salute pubblica. Secondo le norme, i farmacisti dovevano sostenere un esame di abilitazione al termine di un periodo di pratica con un farmacista già abilitato. Dopo l’istituzione delle Università sarde, per l’ottenimento dell’idoneità fu richiesta la laurea in materia medica e un tirocinio presso un farmacista patentato.
Tuttavia questa disposizione fu attuata solo nei grandi centri. Dal momento che i farmacisti erano restii a trasferirsi in sedi decentrate, nei villaggi continuavano a esercitare coloro che – in assenza di titoli – avevano già svolto abusivamente per lungo tempo la professione di farmacista. È quindi verosimile che Villacidro, il centro più popoloso della Curatoria di Gippi, fosse già nel XVII secolo dotato di una Potecarìa per le esigenze dei paesi compresi nel Marchesato di Villacidro.
In epoca sabauda (primi del Settecento) a Villacidro svolgevano la loro attività tre medici, ed è quindi probabile che in paese ci fosse una farmacia. Però è solo nella prima metà dell’Ottocento (1833), che abbiamo la prova ufficiale della sua esistenza, come risulta da uno scritto del 1886 del medico condotto, il dottor Pinna.
Nel 1893, in un’attestazione dell’ispettore scolastico Salvatore Manno, si trova annotato che a Villacidro vi era “una bella farmacia provveduta di ogni scorta di medicinali”. Questa farmacia era di proprietà del dottor Gennaro Murgia, fondatore della famosa distilleria villacidrese. La farmacia di Murgia era ubicata al numero 1 dello stretto vicolo che dal lavatoio conduce alla via Parrocchia.
Di lui, Lorenzo del Piano su “Le persone e i luoghi di Paese d’Ombre” scrive: “Altro intelligente imprenditore fu il Farmacista Gennaro Murgia, esperto anche nell’analisi dei campioni dei minerali della zona, che creò e lanciò un liquore al quale dette il nome del paese, ottenendo un notevole successo commerciale”.
Nel 1905 giunse a Villacidro il dottor Luigi Mancosu (1857-1927) che, secondo la normativa allora in vigore, esercitò fino alla fine la professione di farmacista, pur in assenza di laurea.
La PotecarÌa Mancosu venne aperta nel 1915, come risulta dall’atto emanato in quella data dal Prefetto della Provincia di Cagliari, ed era inizialmente ubicata nei pressi dell’attuale Tabacchino Tatti (“Sa Cabada de Frontera”). Successivamente venne spostata in via Roma, al numero civico 25.
Il locale di Mancosu era arredato in modo semplice, con scaffali di legno dotati di vetrine, cassetti con pomello, banchetto di vendita e registratore di cassa. Annesso alla farmacia vi era un piccolo laboratorio nel quale il dottore preparava sciroppi, pillole e pomate, utilizzando materie prime come sale inglese, olio di ricino, vasellina, saccarosio, riposti nei tipici contenitori di legno, di vetro e di ceramica.
Della PotecarÌa Mancosu il Farmamuseo custodisce ancora il bancone originario e un bilancino.
Dopo la morte del dottor Mancosu, avvenuta il 6 dicembre del 1927, le eredi decisero di cedere il locale e la licenza al dottor Giovanni Fanni, meglio noto come Nino.
Nino Fanni, nato a Guspini il 17 ottobre 1902, aveva conseguito la laurea in Chimica e in Farmacia nel 1927 presso la Regia Università di Cagliari, e dopo aver ottenuto l’abilitazione alla professione presso l’Università di Padova si era iscritto all’albo dei Farmacisti. La vendita della Farmacia (per 60.000 lire) fu formalizzata con un atto del notaio Pintor il 1 luglio 1928.
Lo scrittore Salvator Angelo Spano lo descrive così: “Nino Fanni era un farmacista all’antica, “su potecàriu”, come allora lo chiamavano i più anziani, con una bella espressione sarda ormai in disuso, quando la farmacia “sa potecarìa” non era una rivendita di medicinali di ogni genere preparati industrialmente, ma un laboratorio pieno di bocce e boccette, di alambicchi, provette e bilancine con cui si preparavano ancora tante medicine, secondo formule antiche richiamate nelle ricette del dottor Dessì, scritte con una scrittura a zampa di gallina, di difficile interpretazione, che metteva ogni volta a dura prova l’abilità e la preparazione chimico-farmaceutica del titolare.”
E ancora, Carlo Bolacchi scrive: ”Il dottor Nino Fanni, oltre a preparare le medicine, era capace di mettersi a disposizione e di dare concretamente ascolto alla povera gente, nonostante il suo carattere lo rendesse un po’ schivo e potesse talvolta farlo apparire ruvido e scostante.”
Nino, di indole ambiziosa e particolarmente attento alle trasformazioni della scienza farmacologica, iniziò dunque l’ammodernamento della farmacia. A partire dal 1935 operò un radicale rinnovamento dei locali e delle attrezzature. La ristrutturazione consentì di realizzare ai lati del locale adibito alla vendita due vani, uno destinato a laboratorio e l’altro a studio per il farmacista.
Dal momento che l’arredamento precedente risultava inadeguato alle nuove esigenze, venne acquisito del nuovo mobilio, a cominciare dal banco di vendita, mentre le vecchie dotazioni furono trasferite all’interno. Il maggior rinnovamento avvenne però nel laboratorio, dove la parte galenica, ereditata da Mancosu, venne implementata da apparecchiature di ultima generazione.
Nino eliminò inoltre alcuni vecchi articoli legati alla superstizione (ad esempio le penne di civetta che venivano regolarmente acquistate dalle fattucchiere del paese) e avviò un’attività all’insegna dello scrupolo scientifico.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, in seguito ai bombardamenti di Cagliari del febbraio del 1943 nel corso dei quali era stata danneggiata la Farmacia Schlich, il dottor Umberto Schlich sfollò a Villacidro, portando con sé le sue scorte di medicinali, e per un certo periodo lavorò assieme a Nino Fanni. Questo fece sì che la Farmacia Fanni divenisse la più fornita di tutto il circondario (questa circostanza è attestata dalla presenza nel Farmamuseo di scatole di pillole la cui carta intestata presenta la scritta “Farmacia Schlich”).
Per un certo periodo di tempo la disponibilità di medicinali (divenuti introvabili), fu garantita dai soldati americani di stanza nell’aeroporto di Trunconi, poco fuori dal paese. Nell’immediato dopoguerra il laboratorio di Nino Fanni venne in buona parte distrutto da un attentato dinamitardo, in seguito al quale andarono perdute preziose attrezzature e alcuni importanti e antichi volumi.
Le ragioni dell’attentato, se in parte possono essere spiegate col tempestoso clima politico di quegli anni (in quel periodo a Villacidro ne vennero compiuti diversi), non furono mai completamente spiegate, ma si suppongono motivi legati all’attività politica del dottor Fanni.
Ammiratore di Don Sturzo, Nino Fanni fu infatti segretario della locale Democrazia Cristiana. A lui si devono l’istituzione in paese delle Scuole Medie e del Liceo Classico, cosa che gli costò aspre battaglie e nemici all’interno del suo stesso schieramento politico.
Nel 1988, dopo la morte di Nino Fanni (al quale Villacidro dedicò una via), diventò titolare della farmacia il figlio, Ignazio Fanni, che trasferì la sede nei locali ristrutturati di Casa Lussu, sempre in via Roma, più adatti alle nuove esigenze.
Ignazio Fanni ebbe la grande lungimiranza di non disfarsi degli oggetti del passato. I vecchi strumenti, considerati al pari di preziosi reperti archeologici, vennero custoditi con amorosa sollecitudine come importante documento storico. Fu appunto lui ad allestire il Farmamuseo.
La sua grande passione per la storia è attestata dal libro del 2005 “I confini dell’orizzonte”, dove Ignazio Fanni ricostruisce le vicende di Trunconi, il più vasto campo d’aviazione della Sardegna durante la Seconda Guerra Mondiale, nel quadro delle complesse vicende politico-militari di quel periodo.
Ignazio Fanni fu sindaco di Villacidro dal giugno 2008 fino alla sua morte, avvenuta il 29 dicembre 2010, a seguito della quale la conduzione della Farmacia passò a Cristina e Barbara Fanni (figlia e nipote di Ignazio) che trasferirono la sede nella moderna struttura in piazza Lavatoio.
Negli anni Cinquanta fu aperta a Villacidro una seconda sede farmaceutica, in via Cagliari. Vinse il concorso la dottoressa Angelica Dessì, laureata in Chimica e Farmacia nel 1934 presso l’Università di Cagliari, la prima donna di Villacidro ad aver conseguito una laurea. La dottoressa Dessì era figlia del dottor Alfonso Dessì, che lavorò per molti anni come medico condotto.